

La città di Trento ha ospitato venerdì 20 giungo una significativa manifestazione in solidarietà al popolo palestinese. Evento che ha visto la partecipazione di numerosi musicisti e artisti uniti sotto lo slogan “La musica contro il silenzio”. Per comprendere meglio gli obiettivi e l’impatto di questa iniziativa, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare due degli organizzatori: Carolina Talamo e Valerio Terzan.
Qual è, a vostro avviso, il ruolo dell’arte e della musica nel contesto di un conflitto così complesso?
La musica e l’arte in generale sono da sempre un veicolo di emozioni, stati d’animo e in alcuni casi anche di messaggi sociali e politici, alle volte espliciti, alle volte nascosti tra i righi della partitura. Gli esempi sono innumerevoli, ne citiamo alcuni: Beethoven con la sua Terza Sinfonia “Eroica”, Verdi con le sue opere, Shostakovich con le sue Sinfonie, in particolare la n. 5 e la n. 9. Crediamo quindi che anche in questo caso la musica possa farsi carico di esprimere il dissenso che noi artisti e artiste, e non solo, proviamo nei confronti di un Governo che non riconosce e non ostacola il genocidio del Popolo Palestinese.
Come siete riusciti a coinvolgere i musicisti e gli artisti che hanno partecipato? C’è stata una risposta immediata da parte della comunità artistica?
Dal momento in cui è nata l’idea de “La musica contro il silenzio” a Firenze, la diffusione nel resto d’Italia è stata molto rapida, perché evidentemente la volontà e il bisogno di esprimersi su questo tema erano già ben presenti nelle singole persone. Nel contesto trentino il gruppo si è creato tramite passaparola, la notizia si è diffusa a macchia d’olio in breve tempo e c’è stata una grande adesione. La comunicazione è stata inviata anche alle istituzioni musicali del territorio, come scuole di musica e cori, ma il riscontro non è stato grande; è risultato più efficace contattare le singole persone.
Quante persone stimate abbiano partecipato all’evento? Siete soddisfatti dell’affluenza?
Più di 200 musicisti/e, tra professionisti/e e amatori e amatrici, sono entrati/e nel gruppo Whatsapp; poi, per motivi organizzativi dei singoli, circa la metà hanno effettivamente partecipato alla manifestazione, un risultato più che soddisfacente per una città come Trento. Se avessimo potuto organizzarla in Piazza Duomo ci sarebbe stato più pubblico e avrebbe sicuramente richiamato più attenzione.
C’è stato un momento durante l’organizzazione o l’evento stesso che vi ha particolarmente colpito o emozionato?
Vedere così tante persone di età diverse riunirsi e suonare per un fine comune è stato bellissimo. In un’epoca in cui musica è sempre più concorrenza, “sapersi vendere”, spettacolarizzazione, costruzione del personaggio, spot pubblicitario, in una parola, merce, vedere così tanti musicisti e musiciste auto-organizzarsi e tentare, con la loro sensibilità, di risvegliare le coscienze delle persone è stato molto incoraggiante.
Se doveste riassumere il messaggio principale che volete trasmettere con “La musica contro il silenzio”, quale sarebbe?
Contrastare attraverso la musica l’indifferenza al genocidio del popolo palestinese, la rassegnazione al massacro, l’apatia all’orrore, l’isolamento nei nostri piccoli mondi privati che non hanno nulla di salvifico. Pensiamo a quella che Primo Levi chiamava la “zona grigia” della complicità e della collaborazione. Anche questo ha reso possibile lo sterminio. Il silenzio fa parte di questa “zona”, è in tutto e per tutto complicità. La nostra musica è contro il silenzio.
Pensate che eventi come il vostro possano influenzare l’opinione pubblica o portare a cambiamenti concreti nella percezione del conflitto?
Pensiamo che sia un messaggio molto forte e deciso che intere categorie di lavoratori e lavoratrici mostrino il loro dissenso su questo tema ; lo Stato italiano non potrà ignorare per sempre l’opinione della cittadinanza. Inoltre, durante la manifestazione ci sono stati degli interventi dell’Assemblea di Trento in solidarietà alla resistenza palestinese e si è parlato anche delle collaborazioni tra l’Università di Trento e Israele, di cui si auspica l’interruzione al più presto. Per esempio, è appena partito un progetto di collaborazione con IBM Israele, una delle aziende citate nel rapporto della Relatrice dell’Onu per i diritti umani in Palestina Francesca Albanese. Questo rapporto è molto importante perché stila una lista dettagliata di aziende sia civili che militari le quali lucrano su genocidio, apartheid, occupazione e senza le quali tutto ciò non sarebbe possibile. È importante che la popolazione sia al corrente di informazioni come queste appena citate e momenti come quello della manifestazione possono aiutarne la diffusione.
Quali sono i vostri prossimi progetti? Pensate di organizzare altre iniziative simili?
A Gaza i bambini, gli uomini e le donne continuano a morire, continueremo a manifestare finché il Governo italiano interromperà qualsiasi rapporto con Israele e riconoscerà il genocidio che sta perpetrando. Per questo ci piacerebbe mantenere una rete di relazioni fra le musiciste e i musicisti che hanno partecipato e che vorranno partecipare. Il movimento de “La musica contro il silenzio” si sta diffondendo anche fuori dall’Italia e in collaborazione con il gruppo di Berlino “Musik für Menschlichkeit” è nata l’idea di organizzare manifestazioni nelle principali capitali europee a settembre. Inoltre, a livello locale ci sono i cortei organizzati dall’Assemblea di Trento e flashmob ogni venerdì a Bolzano.
Cosa vorreste dire a chi, come voi, desidera agire e usare la propria voce per cause importanti ma non sa come iniziare?
Non si deve aver paura di fare il primo passo, di lanciare l’idea, di parlarne con l’amico o l’amica: da lì nascerà spontaneamente una rete di persone, ognuna arricchirà il progetto con le proprie idee e conoscenze ; insieme è molto più facile organizzarsi e riuscire a farsi sentire.